Jamie Vardy, leggenda d’Inghilterra, in Serie A: l’asso 38enne firma con la Cremonese
E’ tutto reale: Jamie Vardy, 38 anni, simbolo del Leicester dei miracoli, ha firmato per la Cremonese. Un colpo che ha dell’incredibile, non solo per il nome, ma per la storia che questo nome porta con sé. Perché Vardy non è mai stato un calciatore qualunque. È un racconto di vita, una parabola che parte dal basso e che continua ad alzarsi quando tutti pensavano fosse ormai alla fine.
Dalle birrerie al tetto d’Inghilterra
La storia di Jamie Vardy è nota, ma vale la pena ripescarla. A vent’anni giocava nei dilettanti, di giorno lavorava in fabbrica, la sera rincorreva palloni su campi spelacchiati. Nessuno avrebbe scommesso un centesimo su di lui. Poi, a furia di gol, la scalata: il Fleetwood Town, il Leicester, la Premier League.
E qui il colpo di scena: la favola del 2016, quando i Foxes di Ranieri conquistarono il titolo più incredibile della storia del calcio inglese. Vardy, con la sua velocità e i suoi gol, divenne l’icona di quell’impresa. Da lì, convocazioni in nazionale, reti decisive, titoli personali. Ma sempre con quell’aria da ragazzo qualunque, che non dimentica da dove è partito.
Ora la traiettoria si sposta in Italia, e non a Milano o a Torino, ma a Cremona. Una scelta che racconta molto del personaggio: lontano dai riflettori delle metropoli, vicino al calore di una città che sa vivere di calcio con passione genuina.
Un contratto che profuma di sfida
Un anno di accordo, con possibilità di estendere. Una formula che parla chiaro: niente passerella, niente passerotti. Vardy è qui per dare una mano vera, per correre, per segnare, per portare esperienza.
Chi lo ha visto allenarsi racconta che la voglia non gli manca. Certo, le gambe non sono più quelle dei 25 anni, ma la fame è intatta. E spesso è proprio quella la differenza tra un campione finito e un campione eterno.
La Cremonese e un sogno che cresce
La squadra lombarda non è nuova a sorprese. Nelle ultime stagioni ha alternato momenti difficili a exploit inattesi, mantenendo però una base solida di tifo e identità. Con l’arrivo di Vardy, il messaggio è chiaro: qui si vuole fare sul serio.
Cremona non è città abituata ai riflettori internazionali. È fatta di piazze tranquille, di violini che risuonano nei musei, di trattorie che profumano di mostarda. Immaginare un bomber inglese aggirarsi per corso Campi è quasi surreale, eppure affascinante.
E allora la domanda viene spontanea: riuscirà Vardy a trasformare questo incrocio inatteso in una nuova favola? Oppure resterà solo un cameo di lusso? La risposta la darà il campo, ma l’entusiasmo della gente è già di per sé una vittoria.
Oltre il calcio: l’uomo dietro al giocatore
Chi lo conosce bene lo descrive come diretto, senza filtri, spesso ironico. Amante della birra, delle serate con gli amici, ma anche professionista capace di trasformarsi quando indossa gli scarpini.
A Cremona non porterà solo i gol, ma anche un bagaglio umano fatto di cadute e risalite, di errori e rivincite. Un esempio per i giovani compagni di squadra, che potranno guardarlo e dire: “Se ce l’ha fatta lui, partendo dal nulla, allora nulla è impossibile”.
Non è questa, in fondo, la vera eredità dei campioni? Non i trofei in bacheca, ma la capacità di lasciare un segno nelle persone che incontrano.
L’attesa allo Zini
C’è già una data cerchiata in rosso: la prima partita in casa con lui in campo. Lo stadio Zini, raccolto e rumoroso, diventerà teatro di un’attesa che sa di rito collettivo. Chi ha l’abbonamento non vede l’ora, chi non ce l’ha sta già cercando biglietti.
Immaginare Vardy che segna sotto la curva sud e si lascia travolgere dall’abbraccio dei tifosi è un pensiero che scalda il cuore di ogni appassionato. E chissà, magari sarà proprio così: un gol all’esordio, un boato che scuote le mura, e la favola continua.